Perchè vergognarsi?
“Ma di cosa HAI PAURA?” dice il padre al bambino. “Non ti devi preoccupare, qui non c’è niente da temere”, ma nonostante ciò il bimbo continua a provare paura e timore.
È un classico: i genitori cercano di insegnare ai figli cose che non potranno mai imparare!
A questo genitore basterebbe un minimo di riflessione interiore per accorgersi che, vivendo egli stesso parecchie paure insensate, non riuscirà ad insegnare a suo figlio ciò che lui in prima persona non riesce a incarnare.
Ma quali sono le cose insensate che teme l’adulto? Purtroppo la lista è lunga e preoccupante.
Innanzitutto dobbiamo distinguere ciò che ha senso da ciò che non l’ha, o meglio possiamo cercare di dividere le eventuali paure che proviamo in tre categorie:
- Le paure provenienti dal piano fisico o se preferite dal nostro cervello più antico. Situazioni o stati che istintivamente crediamo mettano a repentaglio la nostra stessa vita (il leone, la minaccia di un uomo più forte o di qualcuno armato);
- La paura prodotta dall’elaborazione mentale. In questo caso l’oggetto della nostra attenzione non è veramente pericoloso, ma quello che ci raccontiamo ci impone di viverlo in modo alterato fino a produrre paure addirittura paralizzanti. Qui la lista è impressionante per quanto può essere vasta: l’umanità in questo caso è generosa! (crisi di panico, paura del vuoto, del ragno, dell’ascensore, del buio, della cimice, del topo, del serpente, della formica, del sangue, del chiodo arrugginito, ecc.).
- La paura di tipo emotivo, invece, è tutt’altro e riguarda ciò che è comunemente chiamato vergogna. La vergogna è un’emozione stagnante, che c’impedisce di fare e di essere ciò che siamo, vorremmo o potremmo essere. Per tante persone la vergogna scaturisce dal timore di quello che gli altri potrebbero pensare. A volte è il timore del giudizio degli altri, altre volte ancora riguarda qualcosa di più profondo che si scatena quando siamo in un nuovo ambiente e ci sentiamo inadeguati.
Insomma, le paure degli adulti potrebbero essere davvero tante ma, se volessimo discriminare, ci accorgeremmo che la maggior parte di esse non ha niente a che fare con la realtà.
Quando, in mezzo a una platea, ci alziamo e ci sentiamo osservati e le gambe iniziano a tremare fino a irrigidirsi e dopo qualche metro ci fanno anche inciampare … quello è il momento per alzare gli occhi e verificare che in realtà pochissimi stanno veramente osservando il nostro incedere claudicante e quei pochi che lo stanno facendo hanno un livello di attenzione simile al sonnambulismo.
Inoltre, bisogna tenere conto che temiamo il giudizio di coloro che a loro volta, sono ingabbiati dallo stesso meccanismo, e nella maggior parte dei casi sono troppo indaffarati dal loro timore per pensare a noi.
Lavorare sulle proprie paure, cioè risolverle e andare oltre, significa liberarsi di un pesante fardello che trasportato sulle spalle rende goffi, impacciati e inadeguati.
In particolar modo le angosce che provengono dal piano razionale ed emotivo possono, con pazienza e costanza, essere elaborate e portate a risoluzione.
Una vita libera dalle paure permette di esprimersi liberamente, e di raggiungere i traguardi e le mete che popolano i nostri sogni. Smettere di pensare a quello che gli altri potrebbero pensare “se facessimo…” fa risparmiare energia, la quale potrà essere investita nel percorso che realmente vorremmo fare.
Coloro che riusciranno a fare un reale cambio interiore, rispetto alla relazione con la paura, saranno iniziatori di una nuova stirpe, un gruppo di persone “autogeneticamente” modificati, che passerà alle generazioni future il gene del coraggio, della libertà e del rispetto: in primo luogo, verso se stessi.
Con Amore
Davide