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“A parte gli scherzi, faccio questo perché mi piace il lavoro.

Non è la mia natura che mi fa amare il lavoro, perché essa è altrettanto pigra di quella degli altri uomini e non vuole mai fare nulla di utile.

È il mio buonsenso a farmelo amare.
E, per piacere, non perdere di vista il fatto che, quando adopero la parola “io”, tu devi intenderla non come io integrale, ma soltanto come la mia intelligenza.
Io amo il lavoro e mi sono prefisso come compito di far sì, con la mia perseveranza, che la mia intera natura ami il lavoro e non soltanto la mia ragione.

Per di più, sono assolutamente convinto che, nel mondo, un lavoro cosciente non va mai perduto.

Prima o poi, qualcuno deve pagare per esso.
Di conseguenza, se lavoro così oggi, perseguo nello stesso tempo due dei miei scopi: in primo luogo, forse abituerò la mia natura a non essere pigra e in secondo luogo assicuro la mia vecchiaia …

E soprattutto, io lavoro perché, nell’esistenza, l’unico conforto è lavorare non per costrizione, ma coscientemente.

È questo che distingue un “UOMO” dagli asini di Karabakh, che lavorano anch’essi giorno e notte”.

(Georges Ivanovič Gurdjieff – Incontri con uomini straordinari)

Il lavoro nobilita l’uomo – Il lavoro è pane – Il lavoro è fatica

Quale di queste tre affermazioni ti senti di sposare?

Naturalmente possono essere vere tutte e tre, ma è altrettanto vero che tendono un po’ ad escludersi: considerare faticoso il lavoro e allo stesso tempo pensare che lavorare ci renda nobili d’animo è un po’ difficile, anche se non impossibile.

Solitamente abbiamo un approccio al lavoro che ci viene dalla genetica, cioè tendiamo a comportarci in modo simile ai nostri genitori e, siccome viviamo in un mondo estremamente soggettivo, ci pare che il nostro modo di fare sia il più corretto.
Quindi, se i tuoi genitori erano dei cultori del lavoro, tenderai ad esserlo anche tu e se, al contrario, il tuo patrimonio genetico è per qualche motivo incline alla pigrizia, ti ritroverai probabilmente ad affrontare le giornate lavorative con malavoglia e sforzo.

Ora, capire quale sia il miglior approccio al lavoro è abbastanza semplice: ci sono persone che la sera crollano sul divano pur avendo vissuto una giornata lavorativamente leggera e invece esseri, che, pur avendo lavorato intensamente, la sera hanno voglia di fare altro e con soddisfazione si caricano di impegni extra lavorativi.

Risulta evidente che la quantità di lavoro e di difficoltà incontrate durante la giornata non ha una oggettiva influenza sulle persone e risulta altrettanto evidente che il tipo di approccio e lo stato d’animo delle stesse creano la “reale realtà” da loro stessi vissuta!

La pigrizia non aiuta ad essere

Se il tuo bagaglio genetico è del tipo “pigro”, cioè prima di fare un lavoro pensi a quanto sarà faticoso ed impegnativo e quindi tendi a rimandarlo con giustificazioni di ogni tipo, oppure, sempre attraverso una qualche giustificazione, cerchi di farlo fare ad altri, la tua vita sarà un pochettino complessa, intorno a te si genereranno situazioni croniche con persone che cercheranno di aiutarti e supportarti in quanto tu “non riesci”, “non sei capace”, “sei troppo stanco”, “non ce la fai” …

Una vita elemosinante e priva di soddisfazioni, alla perenne ricerca o di qualcuno capace di colmare quel buco che tu solo puoi riempire oppure di qualcun altro da incolpare per ciò che non sei riuscito a realizzare.

Naturalmente, se il tuo bagaglio genetico è pigro non sei da buttare via, puoi lavorare su te stesso, rimboccarti le maniche e imparare ad essere una persona migliore avanzando sulla scala evolutiva. Per fare ciò è fondamentale che tu ti dia degli obiettivi e, con appena un briciolo di elasticità, sarà importante perseguirli fino alla loro realizzazione.

Diverso è il caso di chi, invece, ha un patrimonio genetico di tipo “molto volenteroso”; se sei di questo tipo devi stare attento a non riempire la giornata di impegni trascurando le tue fondamentali necessità che, se escludiamo il mangiare e il dormire, solitamente non si sa bene quali siano.

La prima e fondamentale necessità dell’essere umano è “Ricordarsi di Sè”; se non ti ricordi mai di te stesso nell’arco delle 24 ore sei come “un asino di Karabakh”

  • è come se tu fossi in mongolfiera perennemente concentrato sul cesto che ti contiene o sul pallone che ti solleva da terra, senza mai godere un attimo del panorama che la tua meravigliosa esperienza ti sta proponendo;
  • è come se tu fossi in treno, impegnato a leggere un libro senza mai guardare fuori dal finestrino;
  • è come se tu fossi un transatlantico, sempre ormeggiato in porto;
  • è come se tu fossi il proprietario di una bellissima e super tecnologica automobile e, anziché usarla per viaggiare, la utilizzi come abitazione senza mai metterla in moto

Qualsiasi sia il tuo patrimonio genetico, smetti di portare il giogo, renditi conto dell’inutilità di tante delle tue azioni e della futilità di molti dei tuoi obiettivi, impara a vivere coscientemente e allenati meditando, ricordando che la meditazione non è il fine, bensì il mezzo.

Buoni sentimenti

Con Amore

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