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Frammenti, emozioni e sensazioni dal nostro viaggio in India 2017

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Eccoci di nuovo qua!

Un apparentemente anonimo tempietto di cemento colorato che incontriamo lungo la camminata rituale (Pradakshina) attorno alla montagna di Shiva, ci fa fisicamente provare a rinascere, a uscire di nuovo da uno spazio che si fa via via più angusto, che ci costringe a impegnarci per uscire fuori, per tornare alla luce e fuori troviamo ad accoglierci un volto amico con un caldo abbraccio e le lacrime che escono spontanee testimoniano che qualcosa dentro si è sciolto, che la vita c’impone delle piccole morti, c’impone che qualcosa dentro di noi muoia per consentirci di rinascere. Più leggeri.Tornati dal terzo viaggio di LUMEN in India: mete quasi le stesse, periodo quasi lo stesso, eppure ogni viaggio fa storia a sé! Il gruppo cambia, noi cambiamo e poi c’è l’India che ogni volta ci offre nuovi stimoli, che ci mette davanti nuove prove, che ci fa incontrare parti di noi che non incontravamo da tempo o che non avevamo incontrato mai.

L’Ashram di Amma (ovviamente senza la titolare che questa volta abbiamo mancato per un solo giorno) con la sua atmosfera di grande Amore Incondizionato, ci ha toccato anche quest’anno nel profondo, mettendo subito il viaggio su di un livello nel quale non trovavano più spazio le piccole lamentele per gli inevitabili disagi che l’India ti crea a botte di sporcizia, disorganizzazione, inefficienza, qualche ospite indesiderato in camera…, ma anche tanta accoglienza, diponibilità che noi definiremmo forse un po’ naif, ma che per loro è parte del loro naturale approccio alla vita, cadenzato dal loro dondolio laterale della testa che vuol dire “ok, ci sono, si può fare”.

La montagna sacra di Shiva “Arunachala”: si deve salire, ci si deve impegnare fisicamente per arrivare in cima, per poter avere il privilegio di percorrere gli ultimi metri a piedi nudi sulle pietre ricoperte di Ghee (burro chiarificato) diventato nero per l’enorme pira che ogni anno nel plenilunio di fine Ottobre incendia la cima della montagna perché il “Lingam” di fuoco di Shiva sia visto a chilometri di distanza. Sulla cima ci accolgono i discepoli di un guru che vive lassù da anni, nutrendosi solo di “chai” (tè aromatizzato) e che organizzano per noi un piccolo rito (puja) per poi invitarci nella loro capannuccia di fango e stracci a bere con loro il chai in piccole tazze “essenziali”.

Auroville con il suo Matrimandir, il tempio di tutti e di nessuno, dove nessuna religione può essere rappresentata, perché le religioni “religano”, dividono, mentre in questo tempio dall’architettura e dall’atmosfera quasi surreali, tutti possono raccogliersi in sé stessi e meditare, avvicinandosi al Divino che è in tutti noi: un’esperienza unica. Solo questa vale il viaggio.

E poi ci sono gl’indiani, dignitosi nella loro povertà, con le donne che escono da misere casupole vestite con i loro sari multicolori, sempre in ordine e con un portamento lento, quasi regale che all’inizio sembra stridere nel panorama di fogne a cielo aperto e immondizia ai lati delle strade, ma che dopo qualche giorno non sorprende più, diventa anzi panorama consueto.

Gl’indiani che ti sorprendono, quando t’invitano a cena in uno dei loro ristoranti dove si mangia con le mani sulla foglia di banano e che se il cibo piccante ti fa colare il naso, con non chalance te lo puliscono col pollice continuando a parlare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E tu, sorpreso, ti rendi conto che forse é la cosa più naturale di questo mondo…

Da questo viaggio si torna un po’ cambiati, in meglio. Ho chiesto alle mie compagne/compagni di viaggio una frase, un commento sul viaggio e quello che ne è uscito è stata la fatica a riambientarsi ai ritmi e ai modi occidentali e poi la consapevolezza che ognuno di noi racchiude un tesoro e che un viaggio spirituale e  il Gruppo sono i migliori strumenti per mostrarlo agli altri, ma soprattutto per mostrarlo a noi stessi.

L’anno prossimo, ovviamente, ci si torna.

Grazie a tutto il Gruppo che ha reso speciale e unico questo viaggio,

Om Namah Shivaya!

Davide

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